Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne: un impegno che attraversa le nostre aule


Il 25 novembre, il nostro istituto ha scelto ancora una volta di fermarsi, respirare e guardare in faccia una realtà che troppo spesso si tenta di ignorare. La Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne non è stata semplicemente un appuntamento del calendario, ma una vera e propria chiamata alla responsabilità collettiva.
In un mondo che continua a contare vittime, la scuola ha voluto contare presenze, memoria, consapevolezza.

L’atrio del Kennedy, trasformato in uno spazio commemorativo, ha accolto studenti e personale in un silenzio carico di significati. Attorno a noi, le sedie rosse, disposte in vari punti dell’istituto, ricordavano una per una le donne uccise nel 2025. Semplici oggetti quotidiani, resi simbolo di assenze irrimediabili: assenze che non vogliamo dimenticare e che gridano con la forza del colore che portano.

La mattinata si è aperta con un momento ufficiale, un testo introduttivo e un minuto di silenzio condiviso. Da lì è iniziato il cuore della giornata: la lettura dei nomi. Non i turni, non chi leggeva, non l’ordine delle voci — ma il gesto collettivo. Un gesto che ha attraversato ore, raccolto in un unico atto di memoria: sono stati letti 52 nomi. Cinquantadue storie, vite spezzate, promesse interrotte.

Ogni nome pronunciato ha riempito l’aula di un peso che non possiamo eludere. Non era solo un elenco: era una marcia lenta, dolorosa, necessaria. Era il suono di ciò che non deve più accadere.

La giornata, tuttavia, non si è limitata all’atrio: l’intero istituto è diventato un luogo di memoria diffusa. I corridoi e gli spazi comuni hanno ospitato installazioni, pannelli, sedie rosse, immagini e parole che invitavano alla riflessione. Camminare a scuola significava attraversare simboli, storie, silenzi che parlavano più di mille spiegazioni. Era come percorrere una geografia del dolore, ma anche della consapevolezza.

La disposizione degli spazi ha consentito una riflessione autentica: non un evento a cui assistere distrattamente, ma una tappa del percorso educativo della scuola, che anche quest’anno ha voluto ribadire il proprio ruolo attivo nella sensibilizzazione. L’allestimento commemorativo in atrio — sobrio, essenziale, meditativo — ha rappresentato un punto di raccolta in cui fermarsi, osservare, interrogarsi.

A conclusione della mattinata, la comunità scolastica ha pronunciato una Promessa: un impegno condiviso da studenti, docenti e personale a riconoscere, contrastare e non ignorare mai la violenza, in qualunque forma essa si manifesti. Un impegno semplice nelle parole, ma radicale nel significato.

Ricordare queste donne equivale a guardare dentro di noi come società, come scuola, come individui. Non possiamo limitarci a commuoverci: abbiamo il dovere di trasformare l’emozione in responsabilità, il silenzio in attenzione, le parole in presenza. Perché la violenza non inizia con un gesto, ma molto prima: nei commenti, negli sguardi, nei pregiudizi che spesso passano inosservati. Sta a noi spezzare questo filo sottile che può diventare catena.

Riportiamo di seguito la poesia ‘’Sorridi, donna’’ di Alda Merini

"Sorridi, donna” — Alda Merini

Sorridi, donna,
sorridi sempre alla vita
anche se lei non ti sorride.
Sorridi agli amori finiti,
sorridi ai tuoi dolori,
sorridi comunque.
Il tuo sorriso sarà
luce per il tuo cammino,
faro per naviganti sperduti.
Il tuo sorriso sarà
un bacio di mamma,
un battito d’ali,
un raggio di sole per tutti.”

In queste parole di Alda Merini risuona una verità profonda: il sorriso di una donna non è fragilità, ma forza. È un atto di resistenza, di dignità, di vita.
In un mondo in cui troppe donne vengono spente, sorridere diventa un gesto rivoluzionario: un modo per affermare la propria identità, per reclamare spazio, per dire “io esisto, io valgo, io merito rispetto”.

In questa giornata, il Kennedy ha scelto di ricordare, di commemorare, ma anche di guardare avanti:
affinché nessuna donna sia più costretta a sorridere per sopravvivere,
ma possa farlo, finalmente, per vivere.

Questa giornata non appartiene solo al calendario. Appartiene a noi. È una responsabilità che cresce, anno dopo anno, come cresce la nostra consapevolezza. Non possiamo restituire la vita alle donne che abbiamo nominato, ma possiamo — e dobbiamo — fare in modo che la loro memoria continui ad accendere domande, scuotere coscienze, costruire futuro.

Perché ricordare è già resistere.
E resistere, insieme, è la forma più alta di educazione.

Un ringraziamento speciale va al Dirigente Piervincenzo Di Terlizzi, alle professoresse Elena Bozzetto, Paola Pagotto, Annalisa Francescutti, Antonella Mazzotta, Francesca Tagliapietra, Monica Armenio, Elena Pacella ed Enrica Billiani, al professor Pietro Nunziata, alla gentilissima Signora Oriana Veneruz e agli studenti Nosrat Zakaria 3ACM, Giorgia Biasutti 4BMM e Kevin Viola 3CET.

Nosrat Zakaria 3ACM





contro violenza donne

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